Quotidiano Libertà 13-10-1994
Il dipinto, che risale al 1786, restaurato grazie al contributo della Banca di Piacenza.
L'intervento ha consentito di scoprire anche della tela l'autore, finora ignoto: è Benigno Bossi
Il restauro di un quadro a Piacenza può essere quasi routine.
Non lo è quello relativo alla pala di Santa Maria in Gariverto finanziato ultimamente dalla
Banca di Piacenza e non lo è per diversi motivi: l'intervento della restauratrice ha permesso di individuare l'autore mentre l'opera in sé stessa viene ora ad assumere un suo ruolo nel contesto della pittura piacentina: quindi una nuova tessera viene ad aggiungersi al mosaico della nostra arte.
Il quadro: è una tela dipinta ad olio, cm. 220 x 135 con la parte superiore finita ad arco.
Rappresenta la Madonna assisa in trono che tiene in braccio il Bambino, davanti l'arcangelo Gabriele con un giglio; completano la scena altri angeli.
L'autore: fino a questo intervento era ignoto e si avanzavano diverse ipotesi. Dopo restauri sono apparse chiaramente la firma e la data: Benigno Bossi nel 1786.
Quest'autore era noto soprattutto come stuccatore ed incisore.
Nato nel 1727 in località ignota, ha seguito il padre, noto stuccatore, in diverse località europee.
Tra il 1743 ed il 1751 è in Sassonia, passa in Austria, è poi a Milano e nel 1759 approda a Parma. Si fa un nome come stuccatore: è uno dei primi d' Italia. Nel 1785 a Piacenza il prevosto di Santa Maria in Gariverto, Carlo Carasi, decide di ristrutturare il presbiterio della chiesa che viene ad assumere, secondo lo stile imperante del Neoclassicismo, un andamento che richiama l 'impostazione dei Tomba.
Probabilmente nello stesso anno il sacerdote dà l'incarico al Bossi di dipingere una Madonna da destinare alla parte centrale dell'abside, sopra il coro. Quasi certamente chiede, anche per questo, che l'artista tenga conto di altri due quadri del cav.Ferrante, che si trovano nelle cappelle laterali. Quindi un chiaro riferimento all'Incarnazione e alla Natività.
Bossi realizza cosi a Piacenza uno dei suoi quattro dipinti noti alla critica: altri due sono del 1781 e si trovano in San Liborio a Colorno ed un altro è in San Quintino a Parma.
Il pittore è un eclettico: la sua Madonna piacentina è chiaramente caravaggesca mentre l 'arcangelo Gabriele si ricollega a quello di Mazzola Bedoli di Parma.
Il quadro, che quindi non ha riscontri nella cultura del tempo a Piacenza, richiama il centro culturale che il Carasi aveva creato nella sua chiesa: questo prete è noto per aver scritto nel 1780 il famoso volumetto «Le pubbliche pitture di Piacenza». In questo per ovvi motivi non poteva ancora citare - il Bossi; d'altra parte le guide dell'Ottocento, che nel Carasi hanno avuto la fonte più autorevole, non hanno mai citato il quadro di Santa Maria in Gariverto e cosi lentamente l'opera è stata dimenticata dalla storia e dalla critica, complici anche successivi restauri che hanno nascosto l'opera sotto spessi strati di vernice, l'ultima addirittura da imbarcazione.
Le citate informazioni sul Bossi sono state fornite dal prof. Ferdinando Ari si mentre la tecnica seguita nel restauro è stata illustrata da Luci a Bravi che ha eseguito i lavori di pulitura, consolidamento e soprattutto restauro con la scoperta della firma e della data, scritte rigorosamente in latino.
Sull'operazione ha vegliato per la Soprintendenza la dottoressa Paola Ceschì Lavagetto.
Tutti questi dati sono stati resi noti domenica scorsa durante la cerimonia d'inaugurazione a
cui hanno preso parte autorità e una folta rappresentanza della comunità parrocchiale.
Come detto, il recupero è stato reso possibile dall'intervento munifico della Banca di Piacenza, rappresentata per l'occasione dal presidente avv. Corrado Sforza Fogliani.
Dopo l'introduzione
del parroco don Giovanni Zanelli, mons. Domenico Ponzini, direttore dell'ufficio diocesano per
i beni culturali e, in questo caso, rappresentante del Vescovo, ha celebrato la messa.
In un intervento successivo ha richiamato il ruolo che l'arte ha per la Chiesa: è sempre stata importante aiuto alla liturgia e alla catechesi.
L'incontro, pertanto, ha avuto un significato pastorale e importante è stata la presenza dei
Fedeli.
Particolarmente meritevole, in questo contesto, è l'impegno della Banca di Piacenza.
Il ruolo dell'arte, ovviamente quella sacra, è stato al centro dell'intervento del dottor Piero
Molinari dell'Associazione Marenghi di Piacenza: un'opera come quella di Bossi si inserisce in
un disegno organico che dev'essere letto da diverse angolazioni (percorso formativo nel tempio
attraverso il simbolo, raffronti con i tempi che lo hanno prodotto ecc.).
In questa ottica l'opera d'arte viene ad assumere un profondo significato formativo.
Al prof. Arisi e alla restauratrice Bravi è toccato poi, come già ricordato, il compito di fornire
la scheda tecnica dell'opera che ora, dopo duecento anni, torna ad assumere il ruolo che le
compete nel nostro panorama artistico.
Fausto Fiorentini
fonte: Quotidiano Libertà del 13-10-1994