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Quotidiano Libertà 11-07-1994

Restaurati affreschi del Trecento

Raffigurano la «Vergine Annunciata» e la «Madonna in trono e Santa» - Sono tornati all'antico splendore grazie al lavoro di Lucia Bravi autorizzato dalla Sovrintendenza ai beni storici e artistici di Parma e Piacenza (ente che ha fornito il contributo finanziario)

Si è concluso recentemente in S. Savino il restauro di due affreschi di particolare pregio che, pur costituendo espressioni minori del patrimonio artistico della nostra città, risultano utili per ampliare la conoscenza di quella che fu la produzione pittorica piacentina negli ultimi decenni del Trecento; prova di ciò è il fatto che la dottoressa Antonella Gigli, vicedirettrice del Museo Civico, li ha fatti oggetto di uno studio insieme con dipinti coevi, che un tempo adornavano parte della chiesa sconsacrata di S. Lorenzo (ed ora conservati presso la struttura museale di Palazzo Farnese) e con un altro presente in  uomo.
Gli affreschi in questione, riportati al primitivo splendore in seguito all'intervento conservativo effettuato dalla restauratrice
Lucia Bravi, con l 'autorizzazione della dottoressa Paola Ceschi  Lavagetto della Sovrintendenza ai Beni Storici ed Artistici di Parma e Piacenza (Ente che ha fornito il necessario contributo finanziario), sono attualmente visibili nella zona absidale della basilica di via Alberoni in attesa di una collocazione definitiva.
Essi, in origine, erano ubicati sulla facciata della chiesa (non quella attuale che risale al Settecento e, più precisamente al 1721, ma quella che fu in parte nascosta quando fu edificato il nartece, che caratterizza l'ingresso dell'edificio sacro) e furono rinvenuti all'epoca dei restauri che interessarono il tempio all'inizio di questo secolo, staccati e trasportati su tela dai fratelli Stefanori. Tale operazione - come afferma il Martini avvenne nel 1903.
I due affreschi dovevano certamente far parte di una superficie pittorica molto più ampia di quella pervenutaci  uno rappresenta la Vergine Annunciata raffigurata seduta, con un libro in mano.

Il fatto che l'immagine mariana sia collocata in un 'area semicircolare conferma l'ipotesi che essa si trovasse, in passato, in una lunetta del vestibolo cronologica esterno alla chiesa.

Accanto alla  Madonna manca la figura dell'Arcangelo Gabriele, andata di strutta probabilmente nel  XVIII secolo. Nell'altro, denominato «Madonna in trono e Santa», è  raffigurata, a destra, una Santa in piedi, avvolta in un ampio panneggio che volge lo sguardo alla Vergine, seduta in trono con  il Bambino in grembo (immagine, questa, purtroppo, conservatasi solo a metà).
Tra la Santa e la Vergine è rappresentato, in prospettiva, un elemento di separazione a forma il finestrella con arco trilobato.
Alcuni studiosi di storia dell'arte concordano nel ritenere i due dipinti di scuola lombarda e risalenti al periodo compreso tra la fine del 1300 e gli inizi del 1400.

La dottoressa Gigli, studiosa attenta dei vari aspetti della cultura medievale, in un saggio di  prossima pubblicazione si è occupata anche di loro e cronologica esterno mente li ha collocati negli ultimi  due decenni del Trecento; il loro autore - sempre secondo la Gigli - è colto e riferibile all ambito culturale di Giovannino De' Grassi, pittore, ma anche archiraffigurata,  tetto e scultore, attivo a Milano e in Lombardia nell'ultimo scorcio del sec. XIV.

Egli, nei documenti degli Annali della fabbri CE del Duomo, è menzionato dal 1381 al 1398, anno della sua morte; come pittore e, quindi, come capomaestro e scultore; sue sono, ad esempio, le miniature dell'Ollizi di Gian Galeazzo Visconti e i disegni del Taccuino conservato nella Biblioteca Civica di Bergamo.
Altre opere del De' Grassi, sempre studiata dalla vicedirettrice del Museo Civico, sono presenti in un complesse abbaziale di Campomorto di Pavia, ora trasformato in abitazione privata.
Il critico P. Tosca, dell'artista lombardo, tra le altre peculiarità, ha posto in risalto la ricchezza degli ornati architettonici delle miniature, l'acutezza di osservazioni e di resa naturalistica dei particolari e la delicatezza di modellato nei leggeri tratteggi di animali domestici ed esotici e nelle figure femminili del Taccuino di Bergamo.

Molti di questi elementi - a detta della ricercatrice piacentina – sono riscontrabili anche nei due affreschi di S. Savino, nel ciclo dedicato alle storie della vita di S.Caterina, provenienti dalla chiesa di S. Lorenzo, e nell'affresco situato in Duomo, sulla parete di destra del transetto di destra, sopra un confessionale, e raffigurante la Madonna in trono, attorniata da Santi, con il vescovo committente in ginocchio.
Tali elementi sono soprattutto la raffinatezza delle miniature, la ricercatezza delle decorazioni policrome e la preziosità dei particolari, che conferiscono all'insieme un'alta qualità stilistica.
In virtù di queste considerazioni il recupero dei due affreschi di S. Savino appare un’operazione di indubbia valenza culturale che permette la fruizione più completa di opere d'arte in grado di testimoniare il gusto e le tendenze artistiche del 14° secolo, un'epoca per la quale i suddetti dipinti rappresentano, senza dubbio, documenti significativi.

Pier Luigi Tagliaferri

fonte: Quotidiano Libertà del 11-07-1994

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