Quotidiano Libertà 01-10-2007
Conclusi i lavori sulle tre opere in cartapesta.
Tra le statue in cartapesta, custodite nella basilica di San Savino e affidate nei mesi scorsi alle cure della restauratrice Lucia Bravi, il Cristo morto era quella in condizioni di maggior degrado, ma si è rivelata un'autentica scoperta e di sicuro la più artisticamente interessante delle tre sculture policrome a tuttotondo.
I lavori hanno confermato l'intuizione della restauratrice che aveva da subito ipotizzato una datazione anteriore della deposizione, ritenuta ottocentesca e che invece adesso è stata ascritta alla fine del secolo XVII.
«In passato – spiega Lucia Bravi - la scultura era stata sottoposta a puliture, verniciature, stuccature, ridipinture e rifacimenti parziali dei piedi, delle mani e, quasi totalmente, del lenzuolo sul quale è appoggiato il Cristo morto.
Sul lenzuolo, sul capo, sulle mani e sui piedi era stata incollata della carta e stesi ulteriori strati di stucco, cementite e colori sintetici».
Aggiunte estranee che il restauro doveva eliminare, senza pregiudicare le parti superstiti dell'opera.
«Lo stucco originale, che presentava lacune grandi e piccole, è stato consolidato».
La pulitura è compiuta miscelando ligroina, acetone ed etanolo, «a seconda dello strato di vernice a colore da rimuovere»
A soffrire maggiormente, erano le mani e i piedi della scultura.
«La mano destra risultava quasi interamente rifatta: di autentico – precisa Bravi – vi erano solo pochi frammenti delle dita; il pollice in cartapesta era stato sostituito con un altro in legno di pioppo.
Sui piedi, oltre alla carta, erano state incollate garze, fissate con grossolane stuccature».
Dalla Soprintendenza per i beni storico-artistici di Parma e Piacenza , ha effettuato i sopralluoghi Ines Agostinelli.
«Su suo suggerimento, ho rimosso quelle materie e ho modellato, per quanto possibile, le stuccature eseguite in passato, che presentavano gibbosità.
Ho inoltre ridotto le dimensioni del pollice destro».
Sul piede sinistro, l'intervento ha dovuto fermarsi. «Non è stato possibile asportare più di tanto, per evitar e che si staccassero le dita». Ad aiutare l'operazione di pulitura, l'uso della lampada di Wood, a raggi ultravioletti: «Ha permesso che il procedimento si svolgesse in modo graduale, controllato e sicuro».
Dove mancante, lo stucco è stato reintegrato e dipinto "a rigatino" (un tratteggio a righe sottili e parallele) con colori a vernice per restauro.
Infine, la superficie della scultura è stata trattata con una vernice nebulizzata.
Lo stesso metodo è stato applicato alle altre due opere: le statue dell'Addolorata (secolo XIX) e del Sacro Cuore (secolo XX): Lucia Bravi aveva restaurato negli scorsi anni la Deposizione di Domenico Reti nella basilica di San Francesco e opere scultoree di Benedetto Antelami nel Battistero di Parma.
Diplomata all 'istituto d'arte "Paolo Toschi" di Parma, dopo aver seguito i corsi di specializzazione all' Istituto "Spinelli" a Firenze, opera sul campo da 26 anni.
E' intervenuta sugli affreschi di Camillo Procaccini in Duomo, su dipinti a olio e ad affresco in San Savino su affreschi e opere lapidee a Palazzo Farnese, su affreschi (secolo XV) e graffiti (secolo XIII) nel castello di Montechiaro.
fonte: Quotidiano Libertà del 01-10-2007